L’importanza delle relazioni
La relazione è una determinante centrale nella vita di ciascun individuo e si inquadra all’interno della nostra natura di animali sociali. Il rapporto con gli altri è così sostanziale per l’essere umano che, in una dimensione di totale isolamento, l’individuo crolla: impazzisce o muore.
L’esperimento di Federico II
Una leggenda racconta che il re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero Federico II avesse allestito un particolare esperimento per sapere quale fosse la lingua originaria degli uomini: l’ebraico antico, il greco, il latino, l’arabo, oppure la lingua dei genitori biologici. Supponendo che il linguaggio si sviluppasse spontaneamente e non per apprendimento, il re dispose che un certo numero di bambini fosse allevato in isolamento e senza alcuna interazione verbale, ricevendo solo le cure indispensabili alla sopravvivenza. I bambini destinati all’esperimento però, secondo la leggenda, sarebbero tutti morti.
La dimensione intersoggettiva
L’intersoggettività costituisce l’ambito naturale in cui l’essere umano nasce e si sviluppa. Prima di essere dotato di un corpo proprio individuato nello spazio e nel tempo, ciascuno di noi era un tutt’uno con il corpo della madre, in primordiale relazione con lei. Da lì in poi la vita si costruisce come un continuo tessere relazioni: a due, a più persone, a piccole reti, entro gruppi e tra diversi gruppi.
E’ nella socialità e nella relazione con l’altro che ciascuno persegue i propri obiettivi, cerca di realizzare le proprie ambizioni e costruisce la propria identità affettiva, morale, politica, professionale, sviluppando gusti, preferenze e inclinazioni.
La relazione di coppia
Tra le innumerevoli relazioni che costruiscono il mondo di ciascun individuo, la coppia sembra avere uno status speciale. Essa, infatti, sembra riportare l’individuo ad una condizione molto simile a quella sperimentata con le prime figure d’accudimento.
A questo proposito, è utile richiamare una nota teoria psicologica, la teoria dell’Attaccamento, sviluppata dallo psicoanalista britannico Bowlby intorno agli anni ’70 del secolo scorso.
La Teoria dell’attaccamento
Tale teoria, derivata dalla sistematica osservazione del comportamento infantile, aveva tratto ispirazione dagli studi del famoso etologo Konrad Lorenz sul fenomeno dell’imprinting nelle anatre:
Lorenz aveva mostrato che anatroccoli privati alla nascita della madre seguivano il primo essere umano incontrato stabilendo con lui un forte legame. Bowlby era rimasto colpito dalla tendenza di tutti i cuccioli (soprattutto mammiferi) nel ricercare la vicinanza della madre, non solo per garantirsi la sopravvivenza fisica, ma anche per un intenso bisogno di affetto. A tale complesso di comportamenti centrati sul bisogno di sicurezza, protezione e accudimento Bowlby aveva dato il nome di “attaccamento”.
Bambini e adulti
La relazione d’attaccamento si distingue da tutte le altre relazioni umane perché è un legame ancestrale, secondo Bowlby e Lorenz geneticamente programmato, la cui intensità deriva dal fatto che in esso è in ballo la sopravvivenza (fisica e affettiva) del cucciolo. La qualità del legame d’attaccamento ai propri genitori influenza in maniera decisiva la futura vita psichica e relazionale dell’adulto. Un bambino cresciuto in un clima di fiducia e sicurezza, con genitori sensibili ai suoi bisogni e in grado di darvi pronta risposta, sarà più stabile nella vita, più sicuro di sé e più capace di tessere e mantenere relazioni; un bambino con genitori freddi e distanzianti oppure ansiosi e costantemente preoccupati sarà più esposto a sviluppare bassa autostima e difficoltà relazionali.
Numerosi studi successivi alle ricerche di Bowlby hanno mostrato che lo stile d’attaccamento sviluppato dell’infanzia diventa un tratto piuttosto stabile della personalità, con la tendenza ad essere riprodotto nel legame con i figli e a protrarsi quindi per generazioni. Eppure, visto che nessun destino umano è inciso nel granito, ciò che “tende” ad accadere non è detto che lo faccia, soprattutto se intervengono fattori decisivi a modificare il corso degli eventi. Uno di questi fattori può essere proprio la relazione di coppia (vedi anche: Difficoltà nelle relazioni affettive).
La relazione di coppia come nuovo attaccamento
La relazione di coppia è un nuovo legame d’attaccamento che questa volta, collegando non un infante al proprio genitore ma due individui entrambi adulti, può offrire innumerevoli possibilità trasformative.
Anche se non tutte le unioni formalizzate corrispondono ad un legame di reciproco attaccamento (pensiamo ad es. ai matrimoni contratti a scopo economico-sociale, ancora in uso presso varie popolazioni), quando all’interno del nostro mondo si parla di “coppia” si intende per lo più una relazione in cui il senso di benessere e sicurezza dell’uno è indissolubilmente legato a quello dell’altro: una coppia è tale se ciascun membro, oltre ad avere una propria vita indipendente, è anche profondamente dipendente dalla vita dell’altro (vedi: Dipendenza normale e patologica).
Certo, esistono anche coppie in cui i partner mettono in primo piano la realizzazione personale e la propria autonomia, prestando poca attenzione o rifiutando esplicitamente l’aspetto di vicendevole dipendenza. Ciò avviene per diversi motivi, riconducibili sia allo stile d’attaccamento dei singoli individui sia ad alcuni aspetti della nostra cultura che, fortemente sbilanciata verso il valore dell’autonomia, tende a svalutare il bisogno di legame e la dipendenza come segni di debolezza. La teoria dell’attaccamento, al contrario, considera la “sana” dipendenza non solo come base necessaria per uno sviluppo armonico della mente, ma anche come condizione indispensabile per il raggiungimento di un’indipendenza autentica, e non meramente difensiva.
Il desiderio inconscio nella relazione di coppia
Ogni coppia ha il desiderio inconscio di ricreare su basi più solide e sicure un legame fondato sul reciproco riconoscimento e accudimento, colmando i vuoti e le insufficienze delle prime relazioni d’attaccamento. Il legame di coppia può dare un forte impulso alla crescita personale dei due partner, offrendo ad entrambi un’importante occasione per trasformare in senso positivo i propri schemi relazionali e per accedere ad esperienze più piene e profonde di sé stessi e dell’altro.
Ma a volte, purtroppo, il tentativo fallisce e il dramma relazionale di uno o di entrambi i partner si ripete, generando copioni fissi con finali di dolore e sofferenza, con la spiacevole sensazione di essere intrappolati in un ruolo che non si è scelto ma dal quale non si riesce ad uscire.
Cosa fare di fronte alle difficoltà di coppia
Se entrambi i partner sono consapevoli di avere delle difficoltà relazionali e disposti a farsene carico, la via regia per risolvere i loro problemi è rivolgersi ad uno psicoterapeuta della coppia. L’intervento di solito inizia con una consulenza: un breve ciclo di colloqui allo scopo di inquadrare la situazione, individuare i nodi critici e proporre una possibile soluzione. A volte la consulenza è sufficiente a rimettere in moto la relazione, altre volte sarà necessaria una psicoterapia di coppia.
Se, invece, solo uno dei partner avverte la necessità di migliorare la sua vita di coppia, potrà rivolgersi ad un terapeuta individuale. La psicoterapia psicoanalitica ad indirizzo relazionale è un metodo particolarmente efficace per aiutare la persona ad essere più consapevole del modo in cui costruisce e mantiene in vita i propri legami. Si tratta di un lavoro lungo e faticoso, in cui il soggetto viene ricondotto indietro nel tempo, alle sue relazioni di attaccamento con i genitori.
E’ infatti centrale capire cosa c’è in ballo nella coppia, quali sono le richieste implicite, le ripetizioni traumatiche del passato, le speranze inconsce, gli scacchi auto-prodotti.
La consapevolezza del proprio funzionamento relazionale aiuterà il soggetto a modificare la propria posizione di fronte al partner, introducendo importanti cambiamenti anche nella vita di coppia. A questo punto il futuro del legame, la possibilità che esso si modifichi in senso positivo per entrambi, dipende dalla plasticità e disponibilità al cambiamento del partner, che potrà seguire il compagno nella sua crescita personale e trarre beneficio indiretto dal suo percorso, oppure restare indietro. In quest’ultimo caso, spesso la coppia andrà incontro ad una separazione.